La Maremma è natura, decisamente. Trascorrervi anche solo pochi giorni di vacanza equivale a immergersi completamente in una paesaggio avvolgente e rigenerante. E di questo io avevo davvero bisogno. Vi sarete accorti infatti che in questi ultimi due mesi non ho postato alcun articolo qui sul blog. In effetti è stato, questo mio ultimo, un periodo bello pieno. L’uscita del nuovo romanzo, le presentazioni seguite, il tempo dedicato alla scrittura di un prossimo… insomma tante cose davvero molto belle ma anche tante corse improvvise e tanto poco tempo da dedicare ai miei pensieri e alla loro condivisione qui su questa pagina, in questo luogo che è un po’ diario e un po’ spazio virtuale in cui scambiare, tra me e voi, idee e opinioni.

Ho raggiunto la Maremma quindi in uno stato di grande stanchezza, sia fisica sia mentale. E qui, finalmente, ho fatto quello che da tanto speravo di poter fare: mi sono isolata. Completamente.

Ho staccato tutto: cellulare, social, computer…

Non ho cercato nessuno e nessuno ha cercato me.

Non ho acceso la televisione e non ho ascoltato la radio.

Non ho postato nulla, né letto niente.

Sono solo uscita molto, molto presto ogni mattina, poco dopo il primo albeggiare.

Ho camminato, sola, in una strada di campagna che per molta parte costeggia il mare e qui ho fatto tante cose che da troppo tempo non facevo più.

Ho raccolto un fiordaliso, rimasto solo come me, lui tra le stoppie, io tra le maglie dei miei pensieri.

Ho ascoltato quel silenzio che in mezzo alla campagna non è mai silenzio completo.

Ho ammirato il primo raggio di sole indugiare sopra i pochi tetti persi nel verde della collina.

Ho cantato, insieme alle cicale, il loro ultimo canto.

Ho seguito una farfalla nel suo breve volo.

Ho infine bagnato i piedi in un’onda giovane, fresca di rugiada.

E mi sono accorta, ancora una volta, di quello che già sapevo. Io così tranquilla, io così poco social, io così amante dei tempi lenti, di quegli stessi tempi lenti che spesso mi concedo anche in città, mi sono davvero resa conto di quanto il nostro correre, postare, ascoltare, affannarsi, giorno dopo giorno, mese dopo mese, sia in un certo senso estraniante, capace di allontanarci da quella parte di noi che invece necessita soltanto di una quiete che definirei antica. Di arcani gesti oramai dimenticati che invece per tanto tempo hanno accompagnato il nostro essere uomini.

E ho così invidiato, per più di un attimo, i mondi passati, ossia tutti quei mondi già trascorsi, in apparenza tanto meno sicuri ma forse tanto più veri e autentici del nostro. Tutti quei mondi dove il silenzio della notte, il buio illuminato solo dalla luna, il rumore della risacca e il canto di un uccello avevano un senso ben preciso ma anche un significato capace di andare oltre l’apparenza. Sapevano raccontarti dell’arrivo delle stagioni, scandire il tempo di una giornata o dell’andare della notte ma, nello stesso tempo, anche ispirarti pensieri alti fatti solo per volare. Di questo infatti sono intrisi i testi antichi, siano essi poesie o epiche o pensieri filosofici.

Era una componente importante ed essenziale del nostro far parte della natura, del nostro compenetrarla, ed è un aspetto che nelle nostre città così tanto inquinate soprattutto di suoni e di rumori e di motori e di corse affannose si è purtroppo perso quasi del tutto. Il recuperarlo infatti diventa adesso il solo scopo di una vacanza riuscita. E questo mi ha fatto riflettere su un punto ben preciso: nessuno, neppure oggi che tanto si parla di rispetto, di green economy, di ecobiocompatibilità e via dicendo, ecco nessuno auspica il recupero di queste sensazioni. Di questo vivere la natura semplicemente per viverla fino in fondo, per sentirla vibrare dentro di noi come una parte di noi. Nessuno. In molti infatti si affannano a dirti soprattutto che devi rispettarla perché altrimenti arriverà il momento in cui non sarà più funzionale ai nostri bisogni e alle nostre necessità. Il messaggio più o meno è questo, lontanissimo da quello che invece io vorrei: rispettarla per respirarla, intorno a noi, dentro di noi e ancora una volta trovarla nei nostri pensieri più alti.

Adesso i miei giorni maremmani sono finiti. Andrò per altri lidi, accarezzerò con lo sguardo altri orizzonti e ammirerò panorami diversi ma questi dieci giorni rimarranno sempre con me come il piccolo fiordaliso raccolto lì, solo tra le stoppie. Io, in fondo sono come lui. Lui che è già conservato tra due pagine a caso di quel grande libro che sono i miei ricordi. E i miei pensieri.

Grazie per l’attenzione.

2 pensieri su “Ho raccolto un fiordaliso

  1. Carissima,
    grazie per condividere le tue riflessioni sulla natura e sulla Maremma, mi sono ritrovata molto anch’io sulle tue parole.
    La Maŕemma toscana è un luogo dell’anima, oltre che un luogo fisico, è incantevole farsi cullare dal canto delle cicale, all’ombra sotto un ulivo, contemplare il firmamento come un tetto luminoso scintillante, è la natura che ci chiede di avere cura di lei e qui in Maremma siamo circondati dalle manifestazioni della Natura.
    Purtroppo adesso va di moda il green, l’ecosostenibilità ecc ecc, ma basta soffermarsi a contemplare con la vista e l’udito per prendere consapevolezza della madre terra. La Natura va sentita dentro, è un movimento interiore

    Grazie infinite!
    Erica

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